martedì, luglio 12, 2005

Camera Zimmer

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Aprite la porta.

Entrate nell'armadio.
Questo è inizio.

Poche parole che aprono una canzone e un mondo. il più piccolo e il più grande degli universi.
Per tentare di descrivere l'indescrivibile.
Bisogna chiudere gli occhi quando si tenta di ascoltare Camera Zimmer, progetto di un triumvirato dalle modenesi origini terrene ma che sembra provenire da un mondo a sè stante.
Ma forse chiudere gli occhi non basta.
Un gruppo fantasma che non ha immagine, che ha solo suoni e parole e concetti imprescindibili da qualsiasi realtà cui siamo abituati.
Come in una pittura del Bosch, dove piccoli e infidi demoni passeggiano a braccetto con umani pietosi e grotteschi, dove non c'è una chiara linea di demarcazione tra ciò che è reale e ciò che è pura fantasia. Un limbo nel quale è difficile entrare e dal quale è mpossibile uscire.
Urla dilaniate si fondono con melodie menestrelliche, disperazione si incrocia con rassegnazione, un attimo dopo con rabbia incosciente e ilarità putrefante.
Questo mi sento di dire su(i) Camera Zimmer. Ed è troppo poco, ma troppo per le mie membra angosciate.
E spero che nessuno di voi ne senta mai parlare. Potrebbe non essere il momento adatto.

lunedì, luglio 11, 2005

Persino I Corvi Perplessi - Prima Posa

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Giovanni Fantasia

venerdì, luglio 08, 2005

Cicale e Posaceneri

Come si fa a entrare nella cunzia digitando posacenere su google le cicale sono indice di estate ma solo in Giappone perchè le sento nei film nei cartoni Evangelion si me lo ricordo città vuota deserta solo le forze della NERV E QUEL PROTAGONISTA SUA MADRE è IL ROBOT BIOLOGICO E QUELLE FOTTUTE CICALE SEMPRE TEMPERATURA INNALZATA PER SCIOGLIMENTO DELLE CALOTTE POLARI artica vodka menta le cicale fastidiosefastidiose Heather Parisi alza la gamba e cicale e Ferrara anche li ci sono sempre le cicale e zanzare tigre caldo insopportabile infanzia e bacinella bianco opaco morbida plastica dentro battipanni ero biondo una volta e ricciolo poi lo sono tornato biondo ma finto ora non mi tingo neanche piu i capelli ma vorrei e poi lo facevo 'estate l'estate del 98 si motorino casco e capelli color platino un pò stopposi secchi ma mi piacevano e sempre là sotto ci trovavamo d'estate seduti a firmare con un pennarello nero WYATT YAKU S.K. due riccioli uscivano da quella doppiavvu sul lastricato di marmo della parete del condominio capelli biondi corti volevo le punte ma poi me li sono fatti tutti mi cavavo il casco e cercavo la sorpresa negli altri a mdoena in autobus caldo puzza di mucosa e pelle lacerata da coltellino svizzero una volta ciò tagliato la pizza taglia da dio in effetti ma mica posso rubare dalla sala operatoria un bisturi anche se me l'ha chiesto un mio amico

venerdì, luglio 01, 2005

Mr. Vendetta (Simpathy for Mr. Vengeance)














Dopo un lungo periodo d'assenza, dovuto a questioni improrogabili e di più alta priorità, torno a calcare la cyber-superficie del blog.
Mr. Vendetta (nella compassionevole traduzione italiana) mi capita tra le mani quasi per caso, offerto e consigliato dalla videonoleggiatrice di fiducia, che evidentemente conosce i suoi polli.
Park Chan-Wook(Mr Old Boy) riprende seguendo quello che potrei definire come il copione asiatico della cinematografia: punto di vista straniato, esterno, un occhio sulle vicende assolutamente freddo e distaccato. Forse la caratteristica peggio tollerata dal pubblico occidentale, ma che da a tutto un tocco di realismo essenziale, mai sporcato dai clichè emotivi dei personaggi. L'osservatore si sente dentro la vicenda, non dentro ai protagonisti della vicenda.
Park tramuta le tristi, crudeli avventure di un ragazzo sordomuto in un messaggio di denuncia sociale (il teatro è la capitalistica Corea del Sud) da cui nessuno esce salvo: le vittime diventano carnefici e i carnefici diventano vittime, ma tutti hanno i loro scheletri nell'armadio. La disperazione del ragazzo nel cercare di salvare la sorella bisognosa di un trapianto di rene lo portano ad affrontare scelte ingenue e pericolose. la sfortuna e il suo handicap naturale determineranno le gravi conseguenze che tramuteranno la sua volontà in rabbia e alienazione.
Il risultato sarà, in una sola parola, tragedia.
L'intreccio è portato avanti in modo impeccabile, col fine di evocare un senso di oppressione crescente nello spettatore. E nel finale non manca quella dose di violenza quasi immancabile, quasi a voler suggellare tutto ciò che è stato narrato fino a quel momento.
L'esplosione dopo l'implosione.
L'unico difetto attribuibile a quest'opera è la forse eccessiva lentezza di alcune scene, e la discutibile utilità di altre. Non avendo visto Old Boy, di due anni più vecchio di questo Simpathy for Mr. Vengeance, è doverosa una riflessione: il monopolio del cinema asiatico è nelle mani di Quentin Tarantino. Se lui alza il pollice, viene importato il film e tutta la restante filmografia del regista. Se Tarantino tace, ci toccherà andare a vedere l'ennesima Guerra dei mondi. Grottesco, eh?