venerdì, marzo 04, 2005

[mediocrissimi] Visitor Q (Bijita Q)



Con Visitor Q (2001), dal pittoresco mondo della yakuza Miike passa a descriverci la famiglia giapponese modello.
Il padre, reporter fallito, fa sesso a pagamento con la figlia; il figlio,oggetto di scherno dei compagni di scuola,si sfoga fustigando ogni sera la madre, la quale si fa di eroina per sopportare il dolore. Questo almeno fino a quando non entra (di prepotenza, ma silenziosamente) nel nucleo famigliare il "visitatore Q", che con i suoi metodi non proprio ortodossi saprà rimettere a posto le cose.
Inutile starvi a raccontare tutte le bizzarre vicissitudini della famiglia, che trovate descritte ovunque; senza vedere questo film non si potrebbe mai capire la visionarietà e in un certo senso la poesia di cui ogni scena è pregna.



Miike come nessun altro sa combinare trash e denuncia, ironia e tragedia, nonsense e filosofia urbana. La cosa che più sciocca lo spettatore è la naturalezza con cui certe cose vengono presentate, guardare Visitor Q significa entrare tra le mura distrutte di quella casa, entrare in empatia con personaggi e situazioni che sono tutto fuorchè verosimili se visti dall'esterno. è questa forse la migliore qualità del regista, indurre una "sospensione della ragione" che permette di valutare tutto da una diversa prospettiva, intimista e non più minimalista.
Nulla è forzato, nulla è fuori posto. Le tre domande che fanno da preambolo alle prime tre sequenze racchiudono in una sintesi perfetta tutta la narrazione che seguirà, sverginano lo spettatore, lo svezzano. Dopo sarà tutta discesa. Educativo.

"hai mai fatto sesso con tuo padre?"
"sei mai stato colpito in testa?"
"hai mai picchiato tua madre?"

The Zordak




Miike ha affascinato profondamente il cuore della Giuria Mediocrissima così come solo registi del calibro di Jesus Franco e Lucio Fulci erano riusciti a fare, per questo motivo si è deciso di proporre anche questa domenica una sua opera.
“Visitor Q” si apre con un padre che filma se stesso mentre ha un rapporto sessuale con la figlia prostituta, per poi allargarsi al resto della famiglia, ovvero al figlio collezionista di battipanni letteralmente assediato in casa per colpa di alcuni bulli coetanei , e la moglie prostituta eroinomane dilaniata dalle percosse quotidiane del figlio. Come sarà chiaro a tutti da queste prime righe, il film parla dell’amore familiare e dell’importanza di una famiglia unita.
In questa situazione viene inserito un elemento estraneo, ovvero il Visitatore Q (Un truzzo giapponese con chioma degna del miglior Diego Abatantuono e camicia variopinta aperta per far fuoriuscire il villo), che unirà la famiglia ma non placandone le perversioni, come accadrebbe in un film occidentale, ma estremizzandole e rinnovandole attraverso una silenziosa osservazione.
La forza di questa opera di Miike, girata in poco più di una settimana con un budget ridicolo, è tutta nel connubio tra perversione e sentimentalismo e nella capacità del regista nel giocare con i sentimenti contrapposti provati dallo spettatore portato al coinvolgimento emotivo e alla commozione per vie inesplorate e normalmente evitate da altri registi.
Voto: 9 ½

Matte