martedì, maggio 03, 2005

Persino I Corvi Perplessi - Terza Istantanea

Il ThirtySix per Leeds attraversa l’elevata d’intonaco umido e ferro e bulloni fra la stazione dei treni ed il Vic. Shopping Centre, una dozzina di volti assonnati con gli occhi vaghi riversi in strada, i fari che pungono per un istante i vetri di Hat on Top. Al Caffè Nero – dentro un abbozzo di luci attutite dalle lavagne e dal legno opaco dei tavoli e delle pareti – si servono piano le prime tazze, un commesso ripiega e sistema sul muro i giornali del venti gennaio, rimpinza ridendo le ceste davanti alla cassa di buste di zucchero azzurre, un signore in occhiali e velluto s’imbeve di fatti e di calma dietro lo scudo di carta del Guardian – il tè che si fredda e gli manda vapore, è sospeso, il tempo – e le vetrine velate di cielo con le loro poltrone d’assenza sono una dinner di Hopper, e piove nevischio. Quando comincio i gradini asfaltati che scendono verso King’s Road e trapassano Cheltenham Back e le sue linee gialle, fra le pattumiere ed i muri di ruvida pietra, è la neve. E sugli specchi dell’Harrowing Conference Centre non c’è che un riflesso uniforme di grigio metallo.
Al 58 di Cheltenham Mount, sugli scalini imbiancati ed acquosi all’ingresso, mi levo di dosso gli sputi di neve battendomi maniche e petto, m’asciugo le mani sfregandole appena sui pantaloni d’acrilico – c’è un taglio che non ricordavo sul polpastrello dell’indice – ora il portone schiamazza con voce veloce di elettricità, si ritrae di un invito per farsi infilare, due plichi di lettere e pubblicità già sbirciate e mischiate sulle sporgenze di legno smaltato, richiami di banche di Parliament Street, i destinatari partiti, abitanti di un’altra città per un mese ed un altro paese pensato una sera soltanto, deciso, valigie, un biglietto affettuoso distante, una lacrima a volte, e si parte davvero adesso.
L’astuccio sottile e stellato di Dixi e quello rosso e robusto di Pacino’s Pizza concludono il sacco dell’immondizia, alcuni fiammiferi di patatine dentro una macchia di unto; il tavolo ha sporco e brandelli di carta, tabacco, bicchieri, un sacchetto di dolci strappato, biscotti McVitie’s Digestive, un accendino di plastica verde ed un posacenere, e sulla moquette altra carta, di fazzoletti, di involucri di sigarette e di ricevute dell’Asda, come frammenti di un unico scoppio invisibile e sordo. Ed invischiato nelle coperte sudate e disfatte della sua disadorna stanza in penombra – un secchio alla testa del letto a raccogliere il vomito, un contenitore di pence, abiti sparsi, rabbia, rifiuti – con il respiro sonoro sopra il cuscino molliccio e gli occhi di palpebra esausta, Redo. Redentore Valerio. Settantadue pounds in un conto Lloyds Bank.

G. Fantasia